Le sfigate si salvano da sole

Parlavo con mia amica, madre di due bambini.

Sono mesi che è alla ricerca di lavoro, uno qualsiasi. Il job title, ormai, poco importa purtroppo. L’essenziale è riuscire a portare qualcosa a casa e aiutare economicamente la propria famiglia. Senza contare “l’altro” aiuto, quello svolto in casa, ovviamente.

Qui a Vicenza si fa fatica a trovare lavoro, e sono sicura che succede anche in altri paesi, ma io abito qui e posso parlare della realtà che vivo quotidianamente e di quello che mi raccontano le donne vicino a me. Sarei ben felice di conoscere anche cosa succede altrove.

Si fa fatica per molte ragioni ma anche per il fatto di essere mamma. Esattamente come sta succedendo alla mia amica. E, come a lei, sicuramente a molte altre donne. Qui e altrove.

Perché? 

1.Se sei madre, alcuni datori di lavoro preferiscono non assumerti perché avendo figli sicuramente potrai creare mille problemi all’azienda (orari poco flessibili, giorni/ore di malattia, etc…). Qualcuno te lo fa capire tra le righe in sede di colloquio e qualcuno te lo dice in faccia, come è successo alla mia amica di cui sopra (più di una volta). Eppure, anche in questo caso, c’è chi ti criticherà perché non “ti stai dando abbastanza da fare per guadagnarti da vivere da sola”. 

2.Se sei a partita iva lavori il doppio, guadagni spesso la metà, e comunque verrai criticata perché non stai abbastanza con i tuoi figli. E lo dico per esperienza diretta, anzi, direttissima.

3.Per ultimo, ma non ultimo, spesso la gestione dei figli è affidata in gran parte alle madri. Per partito preso. Nemmeno fossimo negli anni ’50! E questo comporta un evidente difficoltà per le donne di gestire il tempo, le energie e le risorse. Trovo questa visione della cura dei bambini riservata all’universo femminile avvilente per le donne quanto per gli uomini. Gli uomini sono stati abituati a “starsene fuori” da certe cose e noi donne siamo state obbligate a vivere la maternità come un dovere assoluto. Il risultato? Molti uomini sembrano degli emeriti deficienti quando hanno tra le mani un bambino e le donne sono viste come quell’essere programmato perfettamente per compiere tutte le attività corrette per far sopravvivere il pupo. Se questo sottile equilibrio si sgretola e un uomo, in quanto padre, è in grado di badare al suo bambino ci troviamo di fronte a esclamazioni del tipo “quest’uomo è un perfetto mammo!”. No ragazzi, si chiama fare il genitore. Il papà. Allo stesso modo, se una donna non si prende cura del suo bambino come la società si aspetta che faccia, allora è una donna a metà. Una cattiva madre. Ma questa è un’altra storia e merita uno spazio tutto suo.

Torniamo alla questione madri e lavoro.

A questo punto, sono un po’ confusa. Viste le premesse, cosa dovremmo fare noi madri per pagare bollette, affitto, macchina, cibo, etc…? 

Io, madre single, ad esempio lavoro spesso da casa per mia fortuna. Quelle poche volte che vado in ufficio o da clienti devo organizzare una logistica di prendi-porta-consegna la bimba da paura, con tanto di sensi di colpa. Infiniti. A fiume.  

Senza contare che avendo la famiglia lontano è tutto un po’ più articolato. E dire che a Milano avrei un bel giro di sorelle, nonne e zie.  Ma anche questa è un’altra storia.

Donne come me, come la mia amica, ce ne sono tantissime. Donne che si sentono inadeguate, qualsiasi ruolo stiano svolgendo. 

Peggio ancora se ne svolgono più di uno. Perché oggi, le donne che hanno la fortuna (per così dire) di non dover lavorare sono poche.  Perché qui non stiamo nemmeno più parlando di realizzazione personale o professionale, ma di portare la pagnotta a casa.

Parlo di lavoro e non di carriera. Sono due cose simili, ma profondamente distinte.

Agli occhi di una parte della società non facciamo mai abbastanza.

Non siamo mai sufficientemente autonome (mi hanno detto anche questo. E a dirlo è stata una donna. Madre anche lei.), perché chiedere aiuto è sinonimo di debolezza o di pigrizia. 

La cosa più triste di tutte è che è inutile lamentarsi di un sistema del lavoro sbagliato, perché le eventuali difficoltà e i pregiudizi iniziano a un livello più basso.  

E spesso, parte tutto proprio da altre donne che invece di riconoscere i propri privilegi schiacciano chi questi privilegi non li ha. 

Questa è una delle assurdità dei nostri giorni. Una di quelle che personalmente vivo sulla mia pelle e che spesso, troppo spesso, sento vivere sulla pelle di persone a me care. 

Qual è la soluzione, quindi?

Ok, ho raccontato un problema vecchio come il mondo. Ma ora, come la risolviamo?

1.Smettendo di piangerci addosso e guardando le difficoltà dritte negli occhi, avendo il coraggio di chiamarle con il loro nome. Se una donna ci tratta male, o una persona in generale ci sminuisce, abbiamo il diritto di mandarla a quel paese.

2.Chiedendo aiuto, quando siamo con l’acqua alla gola. Cosa difficilissima per me, ma ho capito essere imprescindibile per la sopravvivenza e la salute mentale.

3.Aiutandoci a vicenda, tra noi sfigate. Anche solo con una chiacchiera, una pizza a casa, un abbraccio.

Perché, alla fine, la verità è questa, noi sfigate ci salviamo da sole.

Ma lo faremo, eccome se lo faremo. 

Total
0
Shares
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

You May Also Like