“MI FERTILIZZI?”

Il titolo di questo post è effettivamente un po’ strano, ma ha dietro una spiegazione molto divertente e “social”. Dopo svariati post in cui parlo soprattutto di fatti letti o riflessioni semi-serie, mi è sembrato giusto aggiungere anche una “storiellina”, sempre in tema social network, più personale.

Ho iniziato da qualche giorno a lavorare presso un’agenzia di pubblicità e pubbliche relazioni e fin qui direi tutto benissimo. Durante una pausa caffè ho assistito a un curioso dialogo, di cui ho capito il significato solo dopo, molto dopo.
Stavo camminando per i corridoi degli uffici con una giovane donna,la quale si è avvicinata a un suo collega e gli ha detto : “Mi fertilizzi?”.
Io, un po’ spiazzata, ho fissato l’uomo in attesa di risposta e lui con aria serena le ha detto:
“Tranquilla, l’ho già fatto ieri sera e l’ho fatto anche a Mario”.
Ero un po’ incuriosita dalla conversazione, ma non osavo chiedere spiegazioni. Una volta sole, la donna ha chiarito l’arcano: stavano parlando di FarmVille, l’applicazione di Facebook.Ma per chi, come me, non è tra i milioni di utenti del gioco poteva riuscire difficile capire al volo il nesso di quei discorsi. Ho chiesto alla donna, una professionista di pubblicità e relazioni pubbliche, che cosa ci trovasse in quel gioco e lei mi ha dato una spiegazione interessante. Mi ha detto che, oltre a essere divertente, è educativo perchè è basato sul concetto di lavorare sodo per guadagnare.

Non avevo mai pensato all’eventuale lato educativo delle applicazioni. Le ho sempre considerate come strategie di branding vestite da giochini ludici. Di certo è che fanno bene il lavoro per cui sono state pensate integrandosi perfettamente nella vita, digitale e non, di chi le usa.
Detto questo, ammetto di essere stata contagiata, non da FarmVille nello specifico, ma da altri giochini simili. Come avevo già detto una volta: inziare è semplice, smettere un po’ meno.