MADRI


Oggi sul treno ho visto una scena triste.
Seduti vicino a me c’erano una donna e il suo bambino. Erano stranieri, forse filippini, ma non saprei dire con certezza.
Il bambino era un’amore, cantava, scherzava con sua madre e aveva due occhietti neri che mi hanno fatto sciogliere nell’istante esatto in cui i nostri sguardi si sono incrociati.
La madre, che era sicuramente molto giovane, piangeva.
All’inizio non me ne ero accorta, poi quando ha usato il fazzoletto per asciugarsi le lacrime ho visto che aveva gli occhi lucidi e le labbra le tremavano. Quando, però, il figlio, tra una canzoncina e l’altra, la guardava, lei sorrideva. Un sorriso triste, ma comunque un sorriso.
Non appena lui si girava a guardare i piccioni sulla banchina o i treni che si muovevano, lei chiudeva gli occhi, stringeva il fazzoletto nella mano, si mordeva le labbra e le lacrime ricominciavano a scenderle sul viso.

Non posso sapere che cosa la turbasse, ma veniva da piangere anche a me. Si vedeva che stava male, ma era così discreta e silenziosa. Faceva molta tenerezza.
Guardando quella donna con il suo piccolo bambino, che al contrario di lei era così sereno e pieno di vita, ho pensato a tutte le madri che ho conosciuto nella mia vita. Compresa la mia, ovviamente.

Essere madre credo che voglia dire proprio questo: sorridere al proprio figlio sempre, anche quando in realtà vorresti solamente piangere.
Una madre ha l’onere (o il privilegio?) di dover essere doppiamente forte, perchè dovrà sostenere un’altra creatura che la prenderà come punto di riferimento per tutta la vita, se sono fortunati.

Lo stesso discorso può valere per i padri, ma una donna custodisce dentro di sè per 9 mesi un figlio e vorrà pur dire qualcosa, ci sarà qualche differenza.
Io credo che ci sia e forse un giorno la scoprirò.

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