Samantha
In questi giorni penso molto al periodo passato a scuola.
Sarà forse perchè l’altra notte ho fatto un incubo tremendo a riguardo o sarà perchè da quando lavoro rimpiango alcuni aspetti della vita da studentessa.
Io ho fatto il liceo classico.
“Brava, ottima scelta il classico, ti apre la mente. “
Lo dicevano tutti, gli insegnanti delle medie, i miei genitori, i loro amici, il panettiere vicino casa.
Soliti luoghi comuni che fa figo tirare fuori al momento opportuno, ovvero quando non si ha nulla da dire.
Adoravo la letteratura greca e latina, le poesie di Saffo e ammiravo segretamente il Manzoni.
Ho scoperto che è possibile innamorarsi dell’arte di una persona, farla entrare dentro di sè, lasciare che fluisca liberamente ovunque voglia, senza controllo, fino a farsi condurre verso altre realtà.
L’ispirazione.
D’Annunzio, Dalì e Sartre erano i miei preferiti e lo sono ancora.
Non posso negare che in un’ambiente del genere almeno un briciolo di cultura te la fai anche se non vuoi.
Il rovescio della medaglia, però, è che non sempre la cultura, neanche quella classica, produce menti aperte (così come tutti promettono).
Spesso vengono sfornati professionisti colti, magari di successo, ma completamente chiusi al mondo e soprattutto a tutto ciò che è diverso da loro.
E’ facile ripetere a pappagallo quello che già altri hanno detto, difficile invece creare dal nulla pensieri degni di questo nome.
Quanti al liceo si sono nascosti dietro una falsa facciata per difendersi dai soliti ignoranti acculturati?
Secondo me molti.
Ci si sente soffocare da quello che solo dopo capisci essere un involucro anonimo, ipocrita e monotono che si nutre di sè stesso.
Quando ci sei dentro non ti accorgi di esserlo e pensi che l’unica cosa da fare sia uniformarti, standardizzarti con gli altri.
Invece anche da una nota stonata possono nascere melodie sorprendenti.
Se avessi capito tutto questo prima sarei sicuramente stata un’adolescente più serena e un’amica migliore.
Samantha