Il primo amore


Quando sei un bambino i tuoi primi eroi, personaggi Disney a parte, sono i tuoi genitori.
Per anni vedi queste due persone, idealmente fuse in un’unica entità, come invincibili, perfetti (anche se vorresti mandarli a quel paese un giorno sì e l’altro pure), uniti per sempre.
Finisci quasi per dare per scontata la loro presenza. Sono loro, sono lì per te e ci saranno sempre.
Solo l’idea che qualcuno, un estraneo, possa avvicinarsi a uno dei due ti manda in bestia. Inconsciamente difendi il tuo mondo gelosamente come se fosse il tuo primo amore, e forse lo è.
E si sa che il primo amore ti “modella” per la vita e affronterai gli amori successivi basandoti su quella tua prima esperienza.

Pochi, e sempre più rari, figli sanno cosa vuol dire non vedere mai quel piccolo fortino distruggersi. Tutti gli altri, la maggioranza ormai, un bel giorno (che in realtà di bello non ha niente) ricevono uno schiaffo (ideale) in faccia. Si svegliano dal sogno del “per sempre felici e contenti” e cominciano una nuova storia, quella del “per sempre infelici e scazzati”.
A quel punto, tutte le poche certezze che avevi si sgretolano. E lo fanno così velocemente che a stento riesci a capire cosa stia accandendo. Anche perchè nel frattempo ti trovi nel bel mezzo di una battaglia. Dove tua madre all’improvviso si trasforma in Leonida alla guida degli Spartani e tuo padre in Serse. Peccato che di eserciti da mandare in guerra non ci sia neanche l’ombra. Ma vai a farglielo capire…
Sei in un momento della tua vita in cui hai bisogno di una guida, di quell’entità unita e perfetta, che ti aiuti a capire quale sia la tua strada (perchè non tutti lo capiscono da soli), ma ti ritrovi solo con un pugno di avvocati, urla e due persone separate regredite all’età dell’adolescenza.
I tuoi problemi sembrano molto più piccoli in confronto ai loro e li metti da parte, anzi, ti metti da parte. Nell’attesa che tutto passi e che si sparga il sale sul campo di battaglia.

E poi passa tutto davvero. Lo so per esperienza.
Le urla finiscono, gli eserciti immaginari battono la ritirata e forse nasce di nuovo l’amore su quel campo dove prima hai sparso del sale. Magari non l’hai sparso proprio ovunque. 
E allora puoi ricominciare a pensare a te, ai tuoi problemi, che nel frattempo sono diventati la tua realtà.
E cominci a chiederti: “Finirò anche io così?”, “Meglio non sposarsi mai?”, “Meglio non innamorarsi mai?”
All’inizio la risposta sarà sempre “sì”.
Perchè le ferite sono ancora aperte e basta una parola, un’immagine o un ricordo per farle sanguinare di nuovo.

Ma poi ci pensi davvero e cominci a farti un’altra domanda: “Dopo quello che ho passato, sarò in grado di fare di meglio?”.
E anche questa volta la risposta sarà “Sì”.

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