Una milanese a Vicenza: il lunedì


Il lunedì a Milano, generalmente, era un giorno di ordinaria follia.
Di ritorno da rilassanti fine settimana Vicentini, essere sbalzata nella realtà rumorosa e frenetica della metropoli era come ricevere una secchiata d’acqua ghiacciata appena sveglia.
Odiavo con tutte le mie forze i lunedì e i miei musi lunghi ne erano la prova tangibile.

Il primo giorno di lavoro ho scoperto che a Vicenza (centro) il lunedì può essere anche peggio.
La prima volta che mi sono trovata ad attraversare la città per andare in ufficio ero quasi convinta di aver sbagliato posto, giorno e ora.
Una scena surreale: silenzio e desolazione.
Bar chiusi. Tutti.
Nessuno per le strade, nemmeno la vecchina che chiede l’elemosina o il camion della spazzatura.
Il solo rumore percettibile era quello dei miei tacchi.

Immersa in un clima del genere pensi che tornerai a casa serena e distesa. SBAGLIATO!
Sono tornata a casa stranita e anche un po’ nervosa. 
Io, amante della pace, della serenità e anche del silenzio mi sono scoperta insofferente alla troppa quiete.
Assurdo.

Il lunedì successivo, il secondo, la scena si è ripetuta e per me era troppo. Avevo già raggiunto il mio limite della sopportazione.
Arrivata in ufficio la mia collega mi ha detto: “Mettiti l’anima in pace. Il Lunedì qui, è così.
Dopo quella frase, il crollo. La mia espressione sconsolata e afflitta ha parlato per me.

Nella totale assenza di caos e frenesia sentivo che mi mancava qualcosa. Così, ho dovuto ammettere a me stessa che forse il lunedì milanese non era poi tanto male come credevo.

Ovviamente non mi sono persa d’animo, per così poco, e ho trovato la mia personale soluzione all’inconveniente, messa subito in pratica dal terzo lunedì: esportare in terra veneta il tipico atteggiamento mattutino del lavoratore di Milano, anche a costo di sembrare strana.

1) Camminare con la classica falcata veloce, decisa e molto frettolosa.
2) Avere uno sguardo serio, apparentemente assente, in realtà concentrato sull’obiettivo principe: arrivare in ufficio in orario.
3) Tirare occhiatacce a chiunque provi, anche solo per sbaglio, a intralciare il tuo cammino (anziani e bambini compresi) pensando: “Se volete fare una scampagnata andate in montagna, io devo lavorare!
4) Non rivolgere parola a nessuno (limitandosi al massimo a grugnire) senza prima aver bevuto un caffè. Rigorosamente amaro. Perchè è così che lo bevono i veri uomini (auto cit.)

Seguendo, qui, queste 4 semplici regole della mia vecchia routine voglio proprio vedere quanto tempo passa prima di essere selvaggiamente pestata da qualcuno o, se mi va bene, essere portata diretta alla neuro.

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