Prima di iniziare a lavorare, ai tempi dell’università, ero spinta da una passione per quello che sarebbe stato il mio impiego e da una voglia di fare incredibili.
Chi mi ascoltava parlare dei miei sogni futuri non poteva che rimanere affascinato dal mio entusiasmo.
Persino il mio relatore della tesi mi disse che, in vita sua, aveva visto pochissime persone così motivate -compreso lui stesso- come lo ero nei confronti di un mestiere e del suo contorno.
Cosa mi spingesse verso l’universo della pubblicità non l’ho mai capito fino in fondo.
E’ un po’ come quando hai un colpo di fulmine: sai che quella persona è speciale ancora prima che apra bocca, ma non sai minimamente spiegarti il perchè.
Sensazioni, sesto senso. Chi lo sa.
Quando entri nel mondo del lavoro e il nuovo diventa routine, le cose cambiano.
La passione inevitabilmente affievolisce per lasciare spazio ai time-sheet, alle richieste spesso asssurde dei clienti, alle interminabili riunioni e a molto altro che ha ben poco a che fare con i sogni fantastici che avevi all’università.
Anche in questo caso il paragone con le relazioni amorose calza a pennello: dopo il fuoco dei primi mesi inizia la routine della coppia.
Il rischio, in entrambe le situazioni, è quello di perdere di vista le cose belle, o peggio, i motivi che ti hanno spinto a scegliere quella strada lavorativa (o sentimentale).
Si entra così in uno stato di torpore. Ci si sente come dentro una fitta nebbia, come se si galleggiasse in un vuoto senza fine. In mezzo al nulla.
I giorni diventano tutti uguali. Niente ti stimola più come prima. L’unico debole piacere è dato dall’idea di cambiare e di poter provare nuove strade. Ma poi ti rendi conto che così facendo non risolveresti niente, al massimo riusciresti solo a regalarti qualche breve momento di esaltazione in attesa della prossima routine.
Ecco, no.
Io non voglio una vita così. Perchè io non sono così.
Odio la routine, i giorni tutti uguali e fare sempre le stesse cose.
Io sono curiosa, attiva e anche un po’ coraggiosa.
Ho difeso le mie idee e le mie passioni quando c’era chi rideva di me perchè non capiva cosa volessi fare “da grande”.
Ho difeso i miei studi quando c’era chi mi diceva di smettere.
Ho difeso il mio talento quando c’era chi mi diceva che non ero abbastanza brava.
Ho difeso la mia voce quando c’era chi non voleva ascoltare.
Ho difeso me.
Così ho capito.
Ogni volta che mi ritrovo nella nebbia devo semplicemente ricordarmi chi sono e ritrovare in me lo slancio che ho sempre avuto.
In me, non negli altri.
Nel lavoro, così come in amore, quando ci si addormenta bisogna darsi uno scossone e ritrovare la scintilla iniziale.
Non è forse questo il segreto per essere sempre giovani (dentro)?
Farlo non è così difficile come sembra.
Basta concentrarsi su noi stessi, zittire il rumore che arriva da fuori.
Ascoltarsi.