Tra matrimoni, figli, coppie che scoppiano e gente scoppiata e basta, ci siamo noi.
Noi, bestie mitologiche con la faccia da adolescente e fondo schiena da (quasi) trentenne. Che poi non è che sia proprio un male, ma neanche un bene come quando di anni ne avevo 20.
È come giocare al tiro alla fune, solo che tu sei la fune.
Da un lato ti tirano i tuoi sogni, le tue ispirazioni, che sono lì sopra la tua testa e non sono ancora scese per realizzarsi. Dall’altro c’è la realtà e il peso di un traguardo che porta con sé una serie infinita di “dovresti” e di “perché non hai ancora fatto?” .
Negli anni, però, le cose cambiano. Le persone cambiano. Tu cambi.
Ti ritrovi a combattere battaglie che non sono più tue, non ti appartengono, sono un vestito ormai troppo corto. Un crop top, tipo, che se hai 30anni e non sei Alessandra Ambrosio lascia perdere. No davvero, lascia perdere.
Bisogna avere il coraggio di far scivolare via quello che ormai non ti calza più a pennello. Indossare una taglia in più, ma sentirsi liberi. Questa è la felicità. E non sto realmente parlando di abiti in questo momento, sia ben chiaro.
Parlo di situazioni pesanti da sopportare.
Di relazioni inutili che non sanno di niente.
Di preoccupazioni che ti prendono allo stomaco, ma che fra 10 anni non avranno l’importanza nemmeno di una banconota da 5 euro falsa.
Via tutto, liberarsi e andare avanti.
Bisognerebbe trovare un momento per fermarsi e guardarsi intorno.
Osservare cosa c’è di fianco a noi e sorridere.
Dare una sbirciatina a quello che c’è dietro, ma senza soffermarsi.
Scrutare quello che abbiamo davanti, anche se non lo vediamo bene e sembra così lontano.
Dare un bel calcio (metaforico) a chi continua a tirare quella fune risucchiandoti in un vortice di dubbi e di domande. Anche se quel qualcuno sei proprio tu.
Allontanare chi ti impedisce di crescere, se non come vuole lui.
Ridere in faccia alla stupidità. A chi non concepisce le tue scelte, siano esse il colore del tuo rossetto o la decisione di fare un figlio.
E amare, amare un sacco. Senza ritegno.
A (quasi) 30 anni si è una bestia mitologica. Metà di una cosa e metà di un’altra.
Non c’è nulla di certo. Se non la certezza di essere in un’età fantastica.
Godiamocela.