Ogni giorno una (quasi) trentenne si alza e sa che dovrà correre più veloce di tutti quelli che le chiedono: “Allora, a quando un bebè?”
Neanche fossimo cavalle da riproduzione. Che poi, al massimo io potrei essere un mini pony.
Certo che nemmeno le mie amiche sono d’aiuto. Tutte (o quasi) incinte, con prole o sul punto di incrementare le nascite italiane.
Mi sembra di essere dentro quel gioco con le sedie, dove a un certo punto la musica si ferma e devi sederti prima che le altre ti rubino il posto. Io resto sempre in piedi. Volontariamente, sia chiaro. Il mio orologio biologico, per il momento, non suona. Peccato che il resto del mondo non lo capisca.
Una che si aggira intorno ai 30 anni non è più al sicuro nemmeno in profumeria. L’altro giorno mi hanno regalato dei campioncini. Il mio immenso sorriso si è tramutato velocemente in una smorfia. Creme anti age. Ho depennato quella profumeria per sempre.
Un altro problema, di entità sicuramente minore, è come definire la persona che sta con te quando non sei sposata. Nel mio caso lui di anni ne ha (quasi) 35. Come lo chiamo? Il mio ragazzo? Troppo teen. Il mio uomo? Troppo sciura. Il mio compagno? Troppo anticonformista. Quello lì? Troppo generico.
Un casino.
Sposami per Dio, almeno so come chiamarti!
E poi, alla fine, quando già hai sopportato tutto questo arriva il colpo di grazia.
Incontri delle splendide ventenni che ti dicono: “Alla tua età voglio essere come te.”
Una frase meravigliosa che mi riempie di orgoglio.
Ma io vado nel mio angoletto a piangere.