Il filo

Se inciampassi ancora una volta nei tuoi pensieri, non riuscirei più a rialzarmi. Resterei lì, accovacciata a terra, dolorante per le troppe cadute.

E poi?

E poi ti fisserei, dal basso verso l’alto. Chiedendoti di scendere al mio livello, per guardarmi negli occhi.
Ma senza parlare.

E come pensi che io possa capire quello che vuoi senza nemmeno dire una parola?

Semplice, osservandomi.

Semplice, dici tu. Non c’è niente di semplice qui. E’ complicato, intricato, confuso.

Sì, forse. Ma tu riuscirai a capire. Non solo.
Vorrai fare esattamente quello che io desidero. E lo farai.

Come lo sai?

Me lo dicono i tuoi occhi e quello che dici, per come lo dici.
Mi chiami a te senza nemmeno rendertene conto e io continuo a inciampare, inciampare nei tuoi pensieri. Nella tua mente. E tu nella mia.
Legati a doppio filo da qualcosa di oscuro, terribile e assolutamente affascinante.

Quindi, cosa aspetti? Avvicinati, inciampa, cadi, fatti male, resta lì a terra.
Io verrò, mi abbasserò fino a sentire il tuo respiro sul mio volto. I miei occhi nei tuoi. Allungherò una mano per toccare i tuoi capelli. Li accarezzerò.
Poi passerò alle guance, alla bocca e quindi al collo.
Ti avvicinerò a me, ti bacerò e solo allora…

… Solo allora? Cosa succederà allora?

Ti perderò.
Svanirai.
Tornerai nel luogo nel quale abiti.
Lontana dal nostro groviglio di caos.
Non c’è speranza alcune per due amanti che fanno della passione una ragione d’essere.

Ma io tornerò.

E come? Sarai troppo lontana, irraggiungibile.

Tira il filo, e io tornerò da te.

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